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Le api, i loro urgenti problemi e qualche soluzione

22 Aprile 2022

Forse la specie domestica sulla quale i drammatici cambiamenti climatici che viviamo hanno maggiore impatto è la comune ape da miele (Apis mellifera). Gli inverni troppo miti, la siccità protratta e la concentrazione delle piogge in periodi ristretti che ricordano gli andamenti stagionali dei climi tropicali, sconvolgono i normali calendari delle fioriture e mettono le api e con loro gli apicoltori in ginocchio. In Italia la varietà locale di Apis mellifera, la celebre Ligustica, si è adattata nei lunghi secoli di optimum climatico seguiti all’ultima glaciazione, evolvendo la straordinaria attitudine ad uno sviluppo precoce delle colonie capaci di allevare decine di migliaia di bottinatrici pronte a raccolte di nettare straordinarie. Regine molto prolifiche e colonie vigorosissime hanno tratto il massimo vantaggio da primavere miti con fioriture varie e abbondanti sostenute da un equilibrato alternarsi di sole e pioggia. Quella che per secoli è stata la straordinaria dote della Ligustica che ne ha determinato la diffusione a livello planetario, oggi con queste mutate stagioni, sembra essere un’ingombrante eredità di cui liberarsi al più presto cercando un modello di ape diversa. Famiglie che crescono a dismisura richiedono infatti, per il mantenimento delle covate, grandi importazioni di nettare che l’inclemente andamento stagionale nega proprio quando sarebbe più necessario. È indicativo il fatto che nello scorso 2021 per ogni chilogrammo di miele prodotto molti apicoltori abbiano dovuto somministrare alle colonie 1,5 chilogrammi di sciroppo al solo scopo di impedirne il collasso per fame.

Questo mutato scenario richiede, soprattutto da parte degli apicoltori professionisti che svolgono la loro attività imprenditoriale in questo settore dell’agricoltura, una nuova e formidabile attenzione sulla componente “selezione” della loro attività. Si rende oggi necessario ed urgente selezionare le nostre varietà di api affinché producano minimizzando l’impatto devastante del clima. Ma qui, rispetto alle altre specie domestiche allevate dall’uomo, le api hanno un ulteriore difficoltà. Infatti le regine vergini si accoppiano durante il loro volo nuziale con 10 o 20 fuchi provenienti da un ampio circondario territoriale e completamente al di fuori del controllo umano. E momento centrale per qualsiasi attività selettiva è proprio il controllo della riproduzione. Sebbene in altre realtà allevatoriali, come ad esempio quella della Carnica (un’altra varietà di Apis mellifera presente nel ex mondo Austro-Ungarico) siano da oltre cent’anni ben consolidate delle stazioni di fecondazione isolate che vengono popolate esclusivamente con fuchi di provata superiorità genetica, da noi questa cultura tarda a radicarsi. Le stazioni di fecondazione sono lì integrate in schemi selettivi partecipati dalla comunità degli apicoltori locali. Questi valutano le performance delle colonie e scelgono quelle da cui allevare le regine che produrranno i fuchi (le Drone-producing Queens, DPQ) e che saranno collocate nelle stazioni di fecondazioni.

La messa in opera di un modello di schema selettivo con il suo corollario di rilievo di fenotipi, registrazioni delle genealogie e valutazione genetica dei candidati con le più avanzate tecnologie di analisi, sono stati messi a fuoco in un primo Progetto Beenomix finanziato da Regione Lombardia cui IBBA-CNR ha partecipato in partenariato con UNIMI e alcuni apicoltori lombardi. In questo progetto si è fatto uso di una stazione di fecondazione per la quale è stato predisposto un apposito Regolamento ed è stata acquisita una specifica Ordinanza Comunale per inibire l’accesso all’area ad altri apicoltori nomadi o stanziali in modo da garantire il pieno controllo dell’origine dei fuchi presenti. In un secondo Progetto Beenomix 2, condotto con analogo partenariato e anche questo finanziato da Regione Lombardia sul Piano di Sviluppo Rurale 2014 – 2020, si è allargato l’orizzonte allestendo un’area di accoppiamento aperta a tutti gli apicoltori lombardi in modo da permettere ad una più ampia platea di allevatori di beneficiare della qualità della selezione Beenomix. Entrambi i progetti hanno avuto naturalmente anche diversi altri obiettivi il più rilevante dei quali è stato forse una ricognizione della popolazione apistica italiana in modo da riconoscerne le suddivisioni in tipi genetici diversi, il grado della loro mescolanza e l’eventuale presenza di ecotipi locali che tanto affascinano molti apicoltori. L’analisi condotta con oltre 44 mila marcatori SNP ha permesso una chiara clusterizzazione degli individui campionati oltre ad alcune importanti riflessioni sulla biodiversità delle api italiane per le quali si rimanda all’articolo originale (Minozzi et al. Whole-Genome Sequence Analysis of Italian Honeybees (Apis mellifera), Animals 2021, 11, 1311. https://doi.org/10.3390/ani11051311).

La selezione, una regola che vale per ogni specie allevata, viene di norma condotta “entro razza”. In Italia la Ligustica, come gruppo tassonomico maggioritario nella Penisola, mostra di essere in buona salute. È necessario però che gli apicoltori comprendano l’urgenza della necessità di pianificare su base razionale seri schemi selettivi per fronteggiare cambiamenti climatici che non danno affatto l’idea di essere transitori.

Autore: Giulio Pagnacco

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