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La lenticchia d’acqua: piccolissima ma grande promessa per il futuro

24 Febbraio 2022

La lenticchia d’acqua (Lemnaceae Martinov) è considerata la più piccola pianta superiore acquatica, dotata del più elevato tasso di crescita, capace di colonizzare nel breve tempo specchi d’acqua dolce, talvolta salmastra. La definizione anglosassone di “duckweed” le deriva dalla preferenza accordatale da anatre, oche e cigni, che amano cibarsene negli stagni in cui prolifera. In relazione e coerenza con l’ambiente in cui si è evoluta, essa si presenta con una struttura molto simile ad una singola foglia, anche se meno differenziata, nota come fronda. In alcune specie, una o più radici avventizie possono formarsi dal centro della pagina inferiore, atte a garantirle stabilità e ancoraggio durante il galleggiamento. A livello della superficie dell’acqua, grazie ad un efficiente meccanismo di riproduzione vegetativa per gemmazione, tende a formare veri e propri “tappeti” verdi. Inoltre, la buona capacità di tollerare variazioni di tipo ambientale – temperatura, pH, disponibilità di nutrienti, intensità luminosa – ne ha permesso la diffusione anche nelle fasce temperate più che, in associazione allo sviluppo di strutture di resistenza ricche di amido (turioni), ne ha facilitato la colonizzazione di territori altrimenti a lei preclusi.

Le straordinarie capacità di raddoppiare la propria biomassa in tempi ridotti – anche di sole 24 ore – hanno garantito alla lenticchia d’acqua un crescente interesse, tra scienza di base e applicata, in svariati contesti, tra cui il fitorisanamento per la valorizzazione di acque reflue, nonché nelle produzioni alimentari (contenuto in proteina sino al 40% del peso secco per alcune specie e metaboliti secondari) e di bioenergie (amido). Biomassa interamente utilizzabile, prodotta in elevate quantità e nel breve tempo che, quando opportunamente coltivata, potrà essere destinata a plurimi scopi, in relazione alla sua composizione in macro- e biomolecole.

E’ in quest’ottica che si collocano gli studi intrapresi da IBBA-CNR mediante il progetto di genotipizzazione della Landolt Duckweed Collection, una delle più grandi collezioni viventi di lenticchia d’acqua su scala mondiale. La collezione, che include e costantemente propaga oltre 600 cloni, rappresentativi di tutti 5 generi (Lemna, Spirodela, Landoltia, Wolffia e Wolffiella) e le 36 specie, rappresenta un importante risorsa di biodiversità, meritevole di essere valorizzata. In tal senso, l’analisi del DNA condotta mediante tecniche di fingerprinting diviene, soprattutto per questa piccola pianta facilmente soggetta a fallace riconoscimento, il primo strumento per rispondere tecnicamente all’identificazione di specie e cloni. La corretta catalogazione del patrimonio genetico da valorizzare è infatti condizione imprescindibile per intraprendere, nella maniera più corretta, studi di genomica, post-genomica nonché di fisiologia applicata. Inoltre, la facilità di manipolazione ed ottenimento della biomassa che caratterizzano lenticchia d’acqua fanno di questa pianta il modello ideale per lo studio di processi biologici di base che regolano vita e sviluppo di molte piante di interesse agrario. Quando invece è considerata alla stregua di quest’ultime, lenticchia d’acqua diviene l’oggetto di studi applicativi, che in un contesto di economia circolare, è in grado di produrre biomassa dal valore aggiunto, come ad esempio mangime ad alto tenore proteico, valorizzando scarti agroindustriali e riducendo sprechi ed impatto ambientale.

Autore: Luca Braglia

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